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IL


CONTROLLO


SFINTERICO

Il controllo sfinterico, quindi l’acquisizione della capacità di controllare la vescica e l’intestino, è una tappa importantissima e rappresenta una delle tappe miliari dello sviluppo del bambino. E’ sicuramente un’acquisizione facile e veloce se è trattata in modo corretto; l’importante è che non deve diventare fonte di disagio e di preoccupazione né per il bambino, né per i genitori.

Per arrivare a controllare da solo le funzioni corporee, il piccolo deve aver raggiunto un certo grado di maturazione fisiologica, senza la quale è impossibile educarlo al vasino.

 

 

CHE COSA SIGNIFICA?

 

Dal punto di vista anatomico bisogna aspettare lo sviluppo di una zona del cervello che corrisponde alla volontà e alla coscienza. La maturazione neurologica è fondamentale perché permette un controllo volontario delle contrazioni della vescica. Bisogna che il bimbo, libero dal pannolino, si eserciti più volte, prima di riuscire a tenere la pipì, grazie anche all’impulso del cervello. I ritmi di questa complessa maturazione non sono uguali per tutti i bambini: c’è chi è precoce e chi tardivo. Gli studiosi hanno comunque rilevato che in genere il bambino è pronto tra i 20 mesi e i 3 anni. Le femmine, poi, sono più precoci dei maschi, che di solito raggiungono l’autonomia 6-8 mesi dopo (semplicemente perché i maschietti hanno uno sviluppo neurologico più lento). Il compito dei genitori sarà quindi delicato: dovranno essere attenti a captare i primi segnali di maturità e agire di conseguenza.

Ovviamente esistono variabili che entrano in gioco, come l’ambiente e lo stile educativo familiare, perciò un bambino è pronto prima e uno dopo e il controllo sfinterico viene raggiunto in età diverse; quello che è certo, però, è che è inutile sforzare questo evento solo per una soddisfazione personale in quanto, se fatto controvoglia, innesca nel bambino un meccanismo di rifiuto che lo rende un processo lungo e tormentato.

E’ importante per i genitori osservare attentamente il proprio figlio ed essere onesti sul suo sviluppo; non c’è da scoraggiarsi se si vede il bambino ancora “piccolo”… Anzi è meglio aspettare qualche mese in più piuttosto di rischiare di non aver colto il momento giusto. Per cui bisogna lasciare al bambino il tempo di svilupparsi secondo il ritmo personale.

Il controllo del retto viene di solito raggiunto dopo il controllo della vescica (in genere a partire dai 2 anni). Se l’attività intestinale è piuttosto regolare e prevedibile, tutto è più semplice. Il periodo dell’educazione al vasino, coincide con le intense sensazioni di piacere e di orgoglio che il bambino prova nell’andare di corpo. Non bisogna sottovalutare, però, che questo “atto” ha per il bambino un significato

molto profondo: facendo la cacca lui dimostra di essere capace di creare qualcosa e, nello stesso tempo,sente e vede che perde qualcosa di sé. In questo periodo della crescita caratterizzato dai “no” del bambino e dalla ricerca della propria indipendenza dai genitori, dimostrarsi troppo esigenti può essere controproducente. Può far scattare nel piccolo l’impulso a “trattenere” per contrastare i genitori e sottrarsi al loro completo controllo. Quindi se i genitori si mostrano troppo rigidi e apprensivi, possono far emergere il “bastian contrario” che c’è in ogni bambino di 2 anni. Lo stesso vale se lo incitiamo a sforzarsi controvoglia e se controlliamo tempi e orari, come spesso avviene anche per

l’alimentazione.

 

STRATAGEMMI VINCENTI

 

Il ribrezzo verso le feci non è innato, ma è una conseguenza dell’atteggiamento dei genitori, che invitano il piccolo a “fare”, ma a non toccare né mostrare la sua “produzione”. Il bambino riceve messaggi contraddittori, prima lo si esorta a “produrre”, e poi la sua creazione viene buttata velocemente nel water e fatta sparire. E’ giusto, invece, avere un po’ di tatto e di delicatezza: lodarlo e permettergli di mostrare le feci al papà e alla nonna.

Importante è anche non costringerlo a interminabili sedute sul vasino, peggio ancora, a rimproverarlo in caso di stitichezza o intervenendo sistematicamente con supposte o clisteri, che il bambino vive come una violenza su se stesso. Il messaggio che il bambino vuole ricevere dai genitori è “sei così bravo da poter fare anche questo” e non “ormai sei grande, devi saper fare anche questo”. Il bambino, infatti, anche se vuole affermare la propria indipendenza, ha ancora bisogno di sentirsi il piccolo di mamma e papà.

 

LE BUONE REGOLE

 

Quando si decide di togliere il pannolino al bambino bisogna essere sicuri e senza esitazioni.

Una volta partiti non si deve interrompere il processo; bisogna evitare di mettere e togliere il pannolino in maniera altalenante perché ciò toglie sicurezza al bambino e si rischia che venga preso come un gioco da farsi solo quando se ne ha voglia.

Bisogna lavorare secondo una linea comune: per cui, il pannolino va tolto sempre e con tutti (anche durante il week-end e in automobile).

E’ importante mantenere saldi i propri principi attrezzandosi di un cambio e di una tela cerata per il seggiolino dell’auto quando si deve uscire per fare la spesa oppure per andare dai nonni.

Prima di salire in macchina bisogna fare la pipì.

Bisogna trovare, per quanto possibile, un periodo di tempo lungo e abbastanza libero da impegni in cui dedicarsi completamente al figlio almeno 2-3 ore al giorno per 20 giorni).

Bisogna sempre spiegare al bambino cosa sta succedendo con parole chiare e reali rendendolo partecipe di tutte le fasi che interessano questa acquisizione. Per esempio si può andare insieme a comprare il riduttore o le mutandine…

Mostrarsi sorridenti da gioia e serenità: non esistono cacche e pipì che fanno ribrezzo, tutto fa parte della vita. Quindi, non si deve innescare nel bambino strane idee sulla pipì e sulla cacca.

E’ necessario rendere partecipi tutte le persone che ruotano attorno al bambino.

Bisogna ricordarsi che controllo sfinterico non significa che il bambino avverte quando deve fare la pipì.

Trascorrerà molto tempo prima che questo accada, per cui i genitori dovranno chiedere al bambino se necessita di fare la pipì.

Bisogna ricordarsi molto bene che all’inizio non si deve lasciare possibilità di scelta al bambino, perché lui avrà sempre qualcosa di meglio da fare, come per esempio giocare. Bisogna dirgli con fermezza “andiamo a fare la pipì” anziché domandargli “vuoi andare a fare la pipì?”.

Non sforzare in alcun modo il bambino. Se è riluttante si deve lasciar perdere e dare tempo al tempo.

E’ necessario che siano i genitori e nessun altro a decidere quando iniziare il percorso ed è importante

che si sentano pronti a permettere al bambino quest’ulteriore passo verso l’autonomia.

Non si deve mai rimproverare il bambino per gli insuccessi, perché questi, all’inizio, sono all’ordine del giorno. In questo periodo un dissenso può essere fonte di frustrazione e può bloccare il processo di acquisizione del controllo sfinterico.

E’ importante che ci sia un tempo e un luogo: il bagno, dove si va non per giocare ma per fare la pipì.

 

IL MOMENTO GIUSTO

 

Per capire come si fa a trattenere la pipì, il bambino deve essere lasciato libero dal pannolino: ma quali sono i segnali che ci indicano che potrebbe essere pronto?

Dopo il pisolino pomeridiano il bambino si sveglia il più delle volte asciutto.

E’ pronto a comprendere parole e concetti tipo: questo è il water. Ha un istinto imitativo. Guardando gli altri bimbi andare sul water chiede di poterlo fare anche lui.

Ci sono anche, però, dei momenti in cui è meglio non gravare sul bambino: meglio aspettare che passi l’eccitazione legata alla capacità di camminare.

Aspettare il superamento del periodo di negativismo e provocazione.